L’importanza della scuola e di un’educazione di qualità

Aldo Fortunati, direttore dell’Area Infanzia e Adolescenza dell’Istituto degli Innocenti di Firenze

L’Istituto degli Innocenti (che comprende anche il Museo degli Innocenti) è una delle più antiche istituzioni italiane dedicate alla tutela dell’infanzia. Dal 5 febbraio 1445, giorno in cui venne accolta la piccola Agata Smeralda, l’Istituto opera ininterrottamente in favore dei bambini e delle famiglie associando all’accoglienza l’attenzione all’arte, nella convinzione, oggi come ieri, che la bellezza sia fondamentale nella vita di ciascuno di noi. Da anni FILA sostiene le attività culturali dell’Istituto e le attività educative proposte a bambini, scuole e famiglie all’interno della Bottega dei Ragazzi.

Quello che segue è il terzo contenuto speciale che l’Istituto ha realizzato in esclusiva per Diario Creativo per condividere suggestioni e visioni sul ruolo dell’educazione e della scuola.

Il periodo che stiamo vivendo da quasi due anni ci fa riflettere su quanto l’investimento nell’educazione e nella scuola misuri la nostra capacità di guardare al futuro. La sospensione delle lezioni in presenza, dovute alla diffusione della pandemia da Covid-19, ha trasformato l’organizzazione familiare, ma soprattutto ha influito sui processi di apprendimento dei nostri ragazzi e ragazze, nella costruzione della loro identità personale, diminuendo le occasioni di incontro sociale e condivisione “alla pari” che la scuola da sempre offre.

La DAD (didattica a distanza) non si è solo rivelata un debole surrogato rispetto alle situazioni di “didattica in presenza”, ma ha anche messo in evidenza tutte le differenze che la scuola da sempre cerca di compensare e bilanciare creando occasioni di incontro fra le diversità (di livello di istruzione, ma anche culturali e di maggiore o minore fortuna economica delle famiglie di provenienza).

Un problema anche di accesso all’istruzione, se si pensa che circa un terzo dei nostri bambini e ragazzi non ha avuto computer o tablet adeguati per seguire la DAD, sperimentando di fatto una forzosa esperienza di evasione scolastica.

Non meno rilevanti le conseguenze della pandemia nel contesto dei servizi educativi per i più piccoli, dove ancora la maggior parte dei bambini e delle bambine non rientra fra quelli che hanno opportunità di accesso ai servizi, tutt’ora poco diffusi in generale e ancor di meno nel sud del nostro Paese.

Il periodo della pandemia ci ha aiutato – voglio dire in sintesi – a capire il ruolo centrale della scuola e come l’investimento sull’educazione – e con esso la diffusione di opportunità educative di qualità – rappresenti realmente un importante indicatore per misurare il livello di civiltà della nostra comunità sociale.

Quali sono le prospettive di sviluppo per l'educazione 0-6?
Se pensiamo allo sviluppo del sistema integrato 0/6 anni, l’idea che l’educazione dei bambini sia diventata un diritto riconosciuto a partire dalla nascita è già di per sé una grande novità che la recente riforma dello 0-6 mette chiaramente sul tavolo, ma occorre anche riconoscere che i livelli di diffusione delle opportunità sono ancora ben lontani dal soddisfare concretamente la domanda che proviene dalle famiglie.

Alcuni numeri ci aiutano a capire la situazione. Se infatti proviamo a partire dal quadro di realtà per quanto riguarda l’offerta e ci domandiamo quanti sono i nidi e le scuole dell’infanzia e quale potenzialità di copertura offrono ai bambini e alle famiglie ne scopriamo delle belle.

Partiamo dai servizi educativi per la prima infanzia, un sistema di offerte diversificate nel quale è importante non confondere le diverse componenti. Oggi sappiamo secondo gli ultimi dati ISTAT (a.e. 2019-20) che sono attivi sul territorio nazionale 13.834 servizi per la prima infanzia, circa 500 in più rispetto all’anno precedente, e che i posti complessivi sono 361.318. L’offerta si compone principalmente di nidi d’infanzia (78,8%), mentre i posti rimanenti sono in parte nelle sezioni primavera (12,6%), che accolgono bambini dai 24 ai 36 mesi e si collocano prevalentemente nelle scuole d’infanzia, in parte nei servizi integrativi per la prima infanzia (8,6%), che comprendono le tipologie degli spazi gioco, dei centri per bambini e genitori e dei servizi educativi in contesto domiciliare.

Permangono ampi divari territoriali: sia il Nord-est che il Centro Italia consolidano la copertura sopra il target europeo (rispettivamente 34,5% e 35,3%); il Nord-ovest è sotto ma non lontano dall’obiettivo (31,4%) mentre il Sud (14,5 %) e le Isole (15,7%), pur in miglioramento, risultano ancora distanti dal target.

Il caso delle scuole dell’infanzia può contare su una base di dati più chiara e completa, tenendo conto delle elaborazioni ordinariamente rese disponibili in merito dal MIUR. Nello stesso anno 2019/20 sul territorio nazionale sono presenti 13.286 sedi scolastiche statali e 8.957 scuole paritarie che accolgono rispettivamente 901.052 e 524.031 bambini.

Ci sembra che i dati parlino da soli, perché a fronte di una diffusione della scuola dell’infanzia che copre il 95% della popolazione 3/5 anni, fa da contraltare una copertura dei servizi educativi per la prima infanzia che riesce a raggiugere poco più del 26,9% della popolazione 0/2 anni.

In questa ottica, non possiamo non auspicare per il futuro una decisiva inversione di rotta e un chiaro intervento da parte del governo per sostenere lo sviluppo dei servizi educativi per la prima infanzia in termini non solo quantitativi, ma anche qualitativi, nonché la possibilità di andare verso un reale ampliamento dell’accesso mediante la riduzione o eliminazione delle rette dei nidi, tuttora a carico delle famiglie.

Siamo certi che le risorse messe a disposizione dal PNRR, per quanto non pienamente sufficienti, daranno avvio e slancio a un nuovo processo di rinnovo dell’attenzione su questo sistema così importante non solo per i bambini e le famiglie, ma anche per le più generali prospettive economiche e sociali del Paese.

Come sostenere la partecipazione dei bambini e il loro ascolto nei contesti educativi e scolastici?
I bambini e le bambine hanno un’elevata capacità di resilienza e trovano il modo di gestire e superare anche situazioni difficili. Possono trarre forza dalle loro famiglie e trovare felicità nelle amicizie. Frequentando i servizi educativi e la scuola, facendo sport, e avendo a disposizione uno spazio creativo per le loro capacità e talenti, i bambini possono essere soggetti attivi delle loro comunità. Risulta perciò essenziale lavorare con loro e rafforzare le loro capacità affinché essi siano fautori e sostenitori dei loro diritti e della loro protezione.

Siamo convinti che tra le parole più importanti per promuovere la partecipazione dei bambini e il loro ascolto è utile comprendere le seguenti:

  • COINVOLGIMENTO attivo di tutte le componenti della comunità educativa: bambini, educatori/docenti, genitori;
  • CONDIVISIONE attiva alla vita del servizio educativo/scuola nei suoi diversi aspetti siano essi educativi, didattici, sociali, ambientali, ecc.;
  • PROMOZIONE dell’educazione/istruzione al fine di sviluppare processi utili alla crescita, al confronto e al cambiamento.
È necessario promuovere azioni concrete indirizzate a rafforzare i processi di partecipazione e ascolto affinché l’infanzia e l’adolescenza non siano considerate come semplici categorie di sfondo.

In questa ottica è opportuno promuovere la partecipazione e l’ascolto perché aiutano a:

  • VALORIZZARE LA PERSONALITÀ DI CIASCUN BAMBINO, promuovendo il riconoscimento e la consapevolezza di sé;
  • collocare al centro del processo di crescita il BAMBINO COME SOGGETTO PROTAGONISTA, contribuendo a formare una persona autonoma e critica;
  • rendere BAMBINI ED ADOLESCENTI CONSAPEVOLI DEI PROPRI DIRITTI e delle responsabilità che questi comportano;
  • RICONOSCERE E RISPETTARE IL DIVERSO PUNTO DI VISTA del bambino e dell’adolescente da quello dei suoi interlocutori, favorendo la socializzazione e la capacità di difendere e/o modificare le proprie idee;
  • PRENDERE DECISIONI CONDIVISE e, quindi, più efficaci, rendendo bambini e ragazzi responsabili del rispetto delle stesse.

Quali le forme di coinvolgimento e supporto richiesti o da richiedere alle famiglie?
Credo che il dialogo con le famiglie e il loro coinvolgimento nella vita del proprio bambino al nido e alla scuola dell’infanzia siano elementi fondamentali per creare quella che è comunemente definita in ambito tecnico “l’alleanza educativa” tra genitori e personale educativo e insegnante.

Come è possibile promuovere la partecipazione? In molti modi, per esempio:

  • offrendo SPAZI DI CONFRONTO tra gli organi di rappresentanza delle diverse componenti del servizio educativo (coordinamento pedagogico, personale educativo, genitori) e la scuola dell’infanzia (direzione, docenti, studenti, genitori);
  • partendo da SITUAZIONI E BISOGNI CONCRETI identificando, in maniera partecipata, le azioni da intraprendere;
  • Identificando in maniera condivisa OBIETTIVI RAGGIUNGIBILI E REALISTICI. La motivazione alla partecipazione attiva alla vita del servizio educativo o della scuola dell’infanzia si costruisce se si vedono i cambiamenti;
  • lavorando sul SENSO DI APPARTENENZA al servizio e alla scuola (per es. festeggiare i successi, le tappe importanti); sentendosi parte della comunità educativo-scolastica si è disposti a impegnarsi e contribuire a migliorare il contesto di vita;
  • promuovendo la CURA E L’ATTENZIONE AL LUOGO dell’incontro sociale nel nido e nella scuola dell’infanzia e incentivando i bambini a partecipare e a rendersi protagonisti delle nuove esigenze educative e delle sue soluzioni;

Anche per la partecipazione – in conclusione – occorrono pensieri, ma prima ancora opportunità concrete di spazi e di tempi da condividere.

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